San Daniele del Friuli è una nota località collinare del Friuli Venezia Giulia; conosciuta per lo più per il celebre prosciutto D.O.P., è altresì meta turistica e ospita numerosi festival che attraggono consistenti flussi di persone.
La piazza si trova ai piedi del centro storico: da essa parte una scalinata monumentale che raggiunge una pregevole chiesa romanica sulla cima del colle, già parte del nucleo storico cittadino; intorno alla piazza si dispongono una scuola superiore e le principali fermate degli autobus che collegano San Daniele ai paesi vicini. La piazza è sostanzialmente una grande rotatoria, composta da un parco circolare centrale, diviso in settori, e dalla strada veicolare ai margini. Il parco, probabilmente trascurato a lungo, ha ormai un aspetto confusionario e disordinato. Ombroso e inospitale, è sottoutilizzato e inadatto al ruolo di “ingresso di rappresentanza” che dovrebbe svolgere per coloro che raggiungono San Daniele in automobile e con i mezzi pubblici.
Il progetto di riqualificazione si è infatti evoluto parallelamente a quello, più ampio e già a cura di esperti ingegneri, relativo al nuovo piano della mobilità, avente come scopo la creazione di una miglior connessione con il territorio; piano che include, ad esempio, la realizzazione di un nuovo ufficio turistico, di una stazione degli autobus con sala d’attesa e di un bike parking, oltre che la riorganizzazione dei parcheggi esistenti e dei flussi veicolari. Amministrazione e soprintendenza hanno posto come vincolo la conservazione del ruolo centrale del pregevole monumento, ad opera di Aurelio Mistruzzi, dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale.
A causa delle cattive condizioni delle alberature esistenti abbiamo proposto un rinnovamento quasi totale: il progetto prevede la conservazione dell’organizzazione in settori dello spazio circolare, da ridefinire con lame in Corten per separare in modo preciso e duraturo prati e sentieri in ghiaia. è prevista la messa a dimora di nuove alberature, più compatibili con il contesto, le esigenze di fruizione dell’area, gli spazi a disposizione, le condizioni climatiche e di illuminamento (Celtis australis e alberature di terza grandezza, come Malus floribunda e ciliegi da fiore).
Allo scopo di contenere le spese destinate alle future cure del verde, abbiamo limitato le superfici a prato e proposto in sostituzione ampie macchie di piante erbacee perenni, scelte preferendo quelle che caratterizzate da particolare rusticità. Sotto i grandi cedri, unici esemplari conservati tra gli esistenti, un’area ricoperta da cippato di legno consente di preservare lo spazio occupato dalle radici degli alberi e di creare una superficie morbida ove i più piccoli possano giocare in libertà.